Il concetto di premio e punizione è un tema ricorrente nelle principali scuole di pedagogia e suscita ancora oggi non pochi dibattiti, sia in ambito accademico che tra i non addetti ai lavori.
Tutte le scuole di pedagogia trattano la tematica partendo dagli obiettivi educativi ma arrivano a conclusioni spesso opposte. Negli ultimi decenni, nel dibattito tra favorevoli e contrari si è anche introdotto il concetto di “rinforzo positivo”. Esso non rappresenta in sé un premio, ma piuttosto un modo di valorizzare un determinato comportamento, semplicemente attraverso l’apprezzamento.
La scuola montessoriana
Per descrivere il pensiero di Maria Montessori in merito al premio e alla punizione, occorre partire dal concetto di “autoeducazione” del bambino. Secondo la filosofia montessoriana infatti, il bambino deve essere messo in condizione di apprendere in autonomia il comportamento corretto, comprendendo le motivazioni in base alle quali è necessario fare o non fare determinate azioni.
Si tratta di un metodo che richiede una forte partecipazione dell’adulto (genitore o educatore) il quale svolge un ruolo importante nell’indirizzare il bambino, spiegando il motivo. Ecco perché secondo Maria Montessori non sono utili né i sistemi di punizione, né tantomeno i premi per i corretti comportamenti. Infatti:
- con le punizioni non si ottiene l’obiettivo di costruire un comportamento positivo e consapevole
- nel caso dei premi, si prova a inculcare al bambino un comportamento, senza mostrargli nello specifico perché quella azione sia positiva in sé
Il modello di premi e punizioni secondo la filosofia steineriana
L’approccio della pedagogia steineriana è più tollerante verso forme di castigo, che devono però sempre essere collegate a specifici obiettivi educativi.
In generale infatti nel modello steineriano il concetto stesso di castigo non dovrebbe esistere (o quantomeno non se ne dovrebbe sentire la necessità) per il semplice motivo che l’obiettivo principe delle scuole steineriane è il raggiungimento dell’equilibrio e dell’armonia, dove il capriccio non dovrebbe aver luogo.
Tuttavia, nei casi in cui il bambino manifesti atteggiamenti non adeguati, l’adulto deve intervenire per indirizzarlo verso il giusto comportamento. La punizione deve essere sempre uno strumento attraverso cui migliorare la coscienza del bambino verso ciò che è bene e mai un’azione fatta con rabbia. Le indicazioni degli esperti che si ispirano ai principi di Steiner sono:
- non collegare mai un castigo a una attività che invece deve essere valorizzata agli occhi del bambino (es. il lavoro come punizione),
- non dare mai punizioni “predefinite” e uguali per tutti (es. chi parla esce fuori dalla classe),
- essere sempre creativi e basarsi sulla personalità del bambino e sull’obiettivo educativo che si vuole raggiungere.
Il modello della Token Economy
A fornire un ulteriore modello di gestione del sistema di castighi e premi in modo particolare nel contesto di classe, è stata la psicologia comportamentale che ha introdotto il modello della token economy o “economia simbolica” o “a gettoni”.
Si tratta di un sistema con il quale si condivide con il gruppo un modello di “gettoni/premio” che sono attribuiti al bambino nel caso di comportamenti positivi. Il comportamento positivo, così come l’obiettivo da raggiungere, vengono condivisi preventivamente con gli insegnanti o i genitori.
Una volta raggiunto un determinato numero di “gettoni”, al bambino viene dato un premio.
Il sistema della token economy incentiva il bambino nel raggiungimento di obiettivi specifici, rendendoli ai suoi occhi meno difficili e più allettanti, grazie alla prospettiva del premio.
Il sistema di fiducia e il rinforzo positivo
Diverse scuole di pedagogia sono di base contrarie al sistema di premi e punizioni nell’educazione dei bambini, ponendo piuttosto l’accento sul concetto di fiducia nella loro capacità di autoapprendimento. Per questo motivo, ritengono che il sistema d premi sia in sé fuorviante in quanto mirato semplicemente a creare dei modelli di comportamento non naturali.
Si crede piuttosto che la gratificazione verso un comportamento positivo possa essere legata non tanto al premio materiale (che gratifica il bambino soltanto per poco tempo) quanto alla valorizzazione del comportamento mediante il “rinforzo positivo”, complimentandosi ad esempio di una azione compiuta, e anche condividendola con tutta la classe. Questo sistema consente al bambino di essere riconosciuto nella sua individualità e nella sua capacità di mettere in campo comportamenti corretti, aumentando la fiducia in se stesso.
Diversi sono dunque i modi di affrontare la tematica e tutti hanno in comune l’obiettivo di rendere consapevole il bambino di trovarsi lungo un percorso di crescita durante il quale l’adulto ha il compito di individuare comportamenti sbagliati per poi ricondurlo verso la via più corretta.