Se e quando mettere in castigo un bambino

Se e quando mettere in castigo un bambino

Tutti noi ci siamo chiesti almeno una volta se sia corretto o no dare una punizione a un bambino, e, se sì, in che modo e in quali occasioni. Qualunque sia l’età del bambino è di particolare importanza la coerenza con il ruolo di genitore o di educatore che ci troviamo a svolgere. Il bambino vede infatti nell’adulto un punto di riferimento rispetto ai comportamenti corretti da mantenere.

L’educatore deve essere sempre fedele ai principi che vuole trasmettere, mantenendo la barra dritta rispetto alla rotta di navigazione, in modo da rappresentare agli occhi del bambino un punto di riferimento autorevole. Un elemento chiave da considerare rispetto alle modalità di dare una punizione ad un bambino è la sua età.

Fino ai tre anni

Prima dei tre anni, il bambino non comprende il concetto di punizione in sé. È dunque preferibile spiegare (anche a più riprese) il comportamento corretto, con modi autorevoli ma tranquilli.

Nei casi più difficili, è valida la strategia del “timeout”: il bambino viene allontanato dal contesto specifico, e viene invitato a calmarsi e a riflettere sul corretto comportamento da tenere. I bambini sotto i tre anni imitano i comportamenti degli adulti: è importante che l’adulto sia credibile, mettendo in atto lui per primo i comportamenti richiesti.

Dai tre ai sei anni

In questa fascia di età i bambini hanno chiare le relazioni causa-effetto: sono in grado di capire quale sarà la conseguenza di un comportamento sbagliato. In questi anni si iniziano a stabilire regole precise e a consolidare i ruoli.

Occorre impiegare molta energia nel prevenire i comportamenti scorretti, indicando in modo chiaro quale sia la cosa giusta da fare. È consigliato inoltre intervenire nei casi di azioni positive, con dichiarazioni “di rinforzo per valorizzare i comportamenti corretti.

Anche in questa fascia di età è valido il “timeout”, durante il quale il bambino non deve avere alcuna distrazione (es. televisore, giochi) o contatto visivo con l’adulto. È inoltre possibile applicare modelli di punizione che si rifanno alla token economy. Per esempio, creare un cartellone dove sono indicati i comportamenti positivi e negativi dei bambini, in modo da dare loro un quadro visivo delle loro azioni quotidiane.

Se un educatore dà una regola, questa va sempre seguita, senza eccezioni: in caso contrario il bambino farà confusione e l’autorevolezza finirà per esser messa in discussione. Per fare un esempio, se la regola è non scrivere sui muri, non dovranno mai esistere delle occasioni in cui la stessa azione è concessa.

Tra i sei e gli otto anni

A questa età la credibilità della figura dell’educatore nei confronti del bambino è di particolare importanza. Benché talvolta difficile e faticoso, è molto importante che l’educatore mantenga la parola data. Da questa premessa deriva che minacce di punizione come “Non verrai con noi in vacanza” oppure “Non guarderai la televisione per tre mesi” non hanno valore se non possono essere portate a termine. Occorre piuttosto concentrarsi su obiettivi di breve periodo, raggiungibili per il bambino e su punizioni realizzabili.

Nell’indicare le regole inoltre l’adulto dovrà preferire a forme condizionali come “potresti fare…”, modalità direttive specifiche quali “per favore fai”.

Tra 9 e 12 anni

I bambini dovrebbero essere già abbastanza maturi da comprendere quali conseguenze possa generare il loro comportamento. A questa età è opportuno incoraggiare la loro autodisciplina e far sperimentare direttamente gli effetti dei loro errori. Per fare un esempio, se il bambino non è stato in grado di svolgere nel tempo assegnato i compiti assegnati a scuola perché si è lasciato distrarre da altre attività, è corretto lasciarlo andare impreparato a scuola, pur con il rischio di un cattivo voto. Sbagliato sarebbe, invece, fargli finire i compiti aiutandolo fino a tarda sera.

Dopo i 13 anni

Per gestire i bambini ormai quasi adolescenti saranno utili le basi educative relative a ruoli e regole di comportamento consolidate negli anni precedenti. Quelli a venire saranno infatti anni più difficili, durante i quali il teenager chiederà man mano più libertà ed autonomia di azione.

Indicare i confini precisi e le regole continua ad essere di vitale importanza: il ragazzo avrà di tanto in tanto da ridire ma, benché difficile da capirsi, è proprio a questa età che si sente rassicurato dall’idea di avere delle regole e dei limiti. Se una regola viene infranta, deve di necessità derivarne una conseguenza, purché questa sia ragionevolmente perseguibile e realmente educativa.

A questa età è bene permettergli di fare delle scelte rispetto al suo modo di vestire, di gestire le proprie cose: questo lo renderà più responsabile. È inoltre importante valorizzare comportamenti apprezzabili, anche concedendo, di tanto in tanto, qualcosa di più del consueto, come ad esempio, spostare di un’ora il momento del rientro a casa.